LA SALA DELLA MEMORIA

Nella sala della Memoria – Sala della Mehari a Villa Bruno è esposta, dal 23 settembre 2024, la macchina di Giancarlo. La sala ospita anche la mostra #Noninvano, realizzata dalla Fondazione Polis della Regione Campania, con oltre180 foto di volti delle vittime innocenti della nostra regione. E ancora, un pannello, donato dall’Associazione Ossigeno per l’Informazione, con i volti e i nomi dei 28 giornalisti italiani uccisi per aver svolto semplicemente il loro lavoro. Questo è il racconto dell’architetto Mattia Benedetto che ha curato e progettato la nuova sala.

RIFLESSIONE PROGETTUALE DI MATTIA BENEDETTO

Il progetto della Sala Mehari rappresenta un viaggio emotivo e progettuale, nato da un incontro che ha lasciato un segno indelebile. La sintonia con Paolo e Gianmario Siani ha acceso in me la necessità di creare uno spazio che non fosse solo fisico, ma capace di raccontare una storia di grande peso e significato. Ogni scelta, ogni dettaglio è stato frutto di una riflessione profonda, considerato che il mio obiettivo era restituire la giusta dignità e luminosità a una narrazione tanto intensa. Quando Paolo, con le sue parole sincere, ha espresso il suo apprezzamento per il progetto, ho percepito che avevo centrato l’obiettivo. Ho dedicato tempo e passione a questo progetto, immerso nella storia, ricercando il modo più autentico per onorare le vittime e le loro famiglie. I momenti di commozione e gratitudine negli occhi di Paolo e dei familiari sono stati la migliore ricompensa. È un richiamo profondo a come l’architettura possa essere uno strumento di memoria e di rispetto, in grado di trascendere la mera estetica per abbracciare l’essenza di ciò che rappresenta. La Sala Mehari non è solo un luogo, è un tributo a una storia di vita e resistenza, un posto dove la memoria trova spazio e voce.

CONCEPT
DI MATTIA BENEDETTO

Il concept per l’esposizione su Giancarlo Siani è davvero potente e  evocativo. L’dea di rendere l’osservatore parte integrante  dell’esperienza è fondamentale per coinvolgere emotivamente il pubblico e farlo sentire parte della narrazione. La struttura rialzata al centro della sala è un elemento che stimola l’interazione e invita il visitatore a immergersi nella storia, creando un legame diretto con gli eventi e le emozioni che cerchiamo di trasmettere. L’uso delle pareti specchiate non solo riflettono l’immagine della Mehari, simbolo iconico e centrale della mostra, ma creano anche una sensazione di continuità e infinito, come se la storia di Giancarlo Siani e delle vittime innocenti continuasse a vivere attraverso i visitatori stessi. Il “muro della memoria” composto da un mosaico delle vittime rappresenta un modo profondo e rispettoso di onorare la loro memoria. La scelta di associare la figura di Siani alla Mehari e al muro delle vittime non solo rende visibile la tragedia, ma invita anche a una riflessione collettiva su giustizia, memoria e resistenza. Questa mostra si presenta come uno spazio in cui il passato e il presente possono incontrarsi e dialogare, e dove ogni visitatore può contribuire a mantenere viva la memoria. Ho cercato di ricreare un profondo spazio di introspezione e di connessione umana, che sicuramente lascerà un impatto significativo su tutti coloro che vi parteciperanno.